Archivio | gennaio, 2011

Tra (sh) Amici

31 Gen

Tra Amici si canta, qualche volta la sera, e spesso si stona. Tra Amici si ride sguaiatamente e ci si prende a parolacce. Tra Amici ci si ubriaca e si discute. Tra (sh) Amici è tutto questo soltanto in diretta tv davanti a milioni di spettattori. Ormai siamo arrivati alla frutta: gli Amici di Maria De Filippi si sono persi cercando di trovare la strada per uscire dal bosco delle supercazzole e degli antani e cadendo sempre più basso nella parodia di loro stessi.

Un tempo, almeno, tra vagonate di trash emergeva qualche talento davvero notevole che rendeva meno amara la pillola da ingoiare per i fedeli spettatori del talent di Canale 5. Ma dopo la desolante serata di ieri appare difficile trovare ancora qualcosa da salvare dentro il format targato Defi&Zanfo. I duetti di ieri, che dovevano essere l’ancora di salvataggio della serata, si sono rivelati un terrificante boomerang o anche una pesantissima palla al piede: imbarazzanti le performance del duo Bertè-Nicolì che riesce nell’ardua impresa di sembrare già la parodia di sè stessa e di quello Renga-Lafortezza che non becca una tonalità uguale all’altra nel vano tentativo di stare dietro al big di turno (complimenti a Renga per l’ennesima collusione coi talent che tanto disprezzava). Ma anche gli altri duetti non hanno offerto nessun picco ma anzi un vago sapore di malinconico pianobar nel caso di Vanoni-Virginio. Annalisa, la migliore della serata, anche in questo caso è scomparsa nel tentativo di inseguire Biondi ma almeno non è stata annichilita come la scorsa puntata.

Insomma, con i duetti abbiamo rischiato di veder naufragare quel che resta di Amici. Sembra a questo punto scontata la vittoria del più anonimo protagonista di dieci edizioni di Amici: Virgionio Simonelli a cui, per essere ulteriormente avvantaggiato nella corsa al televoto, è stata messa contro la più odiata del programma. Il modestissimo cantante, nel suo finto stupore e costruitissimo candore, s’è reso anche tremendamente antipatico. Insomma un terrificante vincitore annunciato. Peccato per Annalisa, invece, l’unica degna di nota, che è affogata nel trash indecoroso della trasmissione perdendo la brillantezza dell’inzio. Il ballo ha leggermente risollevato le sorti della serata ma, anche qui, niente di strepitoso da segnalare. Giulia, probabile vincitrice del circuito di danza,  assolutamente la migliore e la più credibile. Debora, invece, la prossima destinata ad uscire seguendo il pietoso e scontato canovaccio di eliminazioni messo su dalla produzione, non tiene più il passo degli altri ballerini. Restano in gara i due antagonisti Danny e Vito che, mingherlini come due Pollicini tra una masnada di giganti musoclosi e volgarmente oliati, sembrano i nanetti di un mondo alla riscossa. Sedate le polemiche tra Luciano Cannito e la Celentano grazie anche all’intervento di Elisabetta Terabust giunta in soccorso dell’onore della nipote del molleggiato, non resta che lasciarci cullare dalla noia infinita del solito teatrino che, ogni anno, si srotola senza alcuna novità o sorpresa riproponendo la solita dicotomia: la danza col cuore contro la danza con la tecnica. E a poco servono le  incursioni di Garofalo sempre più coinvolto nella parte dello zio porco dedito al bunga bunga.

Restano due cose da notare che, guarda caso, hanno aperto e chiuso il programma e che raccontano della debolezza sempre più manifesta del format. L’intervento di Diana Del Bufalo che diventarà la spalla della Gialappa’s nel nuovo Mai dire Amici e che segna la fine dell’autoreferenzialità del programma talmente debole da dover far ricorso all’ironia e alla vitalità del trio per ridare forza a protagonisti stanchi, spenti e mediocri. L’abbandono di un esausto Luca Jurman che, finalmente, dice basta al mobbing tv organizzato per soddisfare l’esigenza di ascolti e il piacere sadico di Luca Zanforlin nell’architettare liti e affronti da guardare, poi,  sogghignando come un ancor giovane mister Banks dietro il gelato offerto dalla padrona.

Andrea Angelini: cronaca di un disastro annunciato

28 Gen

Il povero Andrea Angelini esce con le ossa rotte dalla sua esperienza sul trono di Uomini e Donne. La sua scelta improvvida, avventata e pasticciata getta, tra l’altro, una luce sinistra sulla gestione del trono da parte dell’autrice di riferimento, Vanessa Collini. Abbiamo raggiunto vette inesplorate quando la rilassatissima e pacata autrice è entrata in studio per attaccare con urla scomposte e dandogli del bugiardo un ragazzino di vent’ anni che, ingenuo ai limiti della stupidità, diceva che lui la sua scelta l’avrebbe fatta alla quarta puntata ma, grazie a dio, è stato fatto ragionare impedendogli di prendere una decisione affrettata e così uccidendo prematuramente il trono su cui Maria aveva puntato fin dall’inizio.

Andrea, invece, si è rivelato assolutamente incapace di tenere botta, insofferente e indisponente nel tentativo di mostrarsi un ragazzo più maturo della sua età, si è andato via via spegnendo circondato da fan impazzite oppure da qualche pischella decisamente scafata a cui credo interessasse davvero poco uscire da lì con l’amato bene. Il risultato è quello di un trono spento, annoiato, vecchio -come la scelta di Andrea- che ha preferito una ragazza perbene piuttosto che una che gli faceva battere il cuore.

Maria De Filippi era allibita di fronte ad una manifestazione tanto paleste di stupidissimo candore. Devo dire che nessuno dei presunti autori ha fatto una bella figura cercando di gettare le responsabilità di questo imbarazzante fallimento esclusivamente sul ragazzino. Per farlo sono state costrette a svelare quello che tutte le persone che seguono il programma sanno: ogni decisione è manovrata e guidata e non esiste niente di veramente spontaneo. Pensavano che Angelini sarebbe stato semplice da gestire e invece è stato proprio il piccolo giuda che ha svelato la maschera insulsa di questa enorme finzione collettiva. Aggiungo che la professionalità dello staff di Maria De Filippi ne esce claudicante.

Andrea Angelini che doveva essere il cavallo vincente della De Filippi ha affossato definitivamente un programma che solo grazie alla terrificante ricostruzione della balera scalda vecchietti pare avere ancora ragione di esistere.

La tv di oggi in pillole

27 Gen

Gianni Sperti non dovrebbe essere sulla poltroncina di Maria De Filippi ma su quella  del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Rudy Zerbi dovrebbe essere una delle attrazioni del circo Togni: il pagliaccio con le braghe calate e il naso rosso.

Vanessa Collini (autrice di Uomini e Donne) dopo la figura barbina di oggi dovrebbe essere in fila all’ufficio di collocamento.

I cantanti di Amici dovrebbero domandarsi come mai continuano a  farli dueattare con chiunque passi dalle parti di Cinecittà pur di non lasciarli soli sul palco per più di trenta secondi.

Gli autori del Grande Fratello trarrebbero grande giovamento dal ripristino della pratica delle indulgenze perché con i soldi del televoto potrebbero liberarsi dai loro peccati.

Jurman dovrebbe scrivere un altro libro “esternazioni di un uomo fuori dal mercato”.

Andrea Angelini dovrebbe essere entusiasta del suo record: aver fatto una scelta che più over non si può a neppure 20 anni compiuti.

Michela De Paoli dovrebbe raccontarci per giorni e giorni la storia di Fiorirà l’aspidrista (penultima domanda scalata al milione).

Cercasi talenti disperatamente

27 Gen

Quest’anno da Amici di Maria De Filippi non uscirà nessun mostro di vendite e neppure un talento imperdibile.  I protagonisti del talent sembrano destinatati a seguire il triste destino dei concorrenti della quarta edizione di XF che ha visto trionfare Nathalie Giannitrapani una buonissima cantaurice ma che con il suo ep d’esordio è rimasta lontana anni luce dai risultati di Giusy Ferreri, Marco Mengoni e Noemi.  Nell’imponderabilità degli eventi questa rappresenta una piccola certezza. Cantanti privi di alcuna personalità, con voci banali, talvolta stonati, privi di carisma.

L’unica che rappresentava una novità, ma non dal punto di vista canoro, è Diana Del Bufalo provvista di uno strepitoso senso dell’umorismo e di una buonissima presenza scenica ma che è stato necessario sacrificare per necessità autoriali. Gli altri sono dei cantanti davvero leggerini, volatili direi, che non hanno le carte in regola per avere alcun appeal sul pubblico. Quella che poteva raccontare qualcosa di interessante, Annalisa, è stata mortificata dalle scelte della produzione che tutto ha fatto tranne metterla in risalto. Discutibilissime scelte artistiche che la hanno allontanta dal suo natuale humus vocale.

Virginio non ce l’ha fatta la prima volta in cui ha avuto la sua opportunità e non credo che sarà sufficiente la cura Maria per tirarlo su. Probabilmente vincerà l’edizione perchè, come dicevo in un post precedente, rappresenta perfettamente tutti i clichè della tv deflippiana: è emotivo, ha fallito una volta ma si è rialzato,  ha scritto una canzone strappalacrime per il babbo, ha rischiato di non arrivare al serale è ha dovuto faticare le proverbiali sette camice per arrivarci, il suo inedito -probabilmente il migliore- è frutto del lavoro dei Modà, ha la lacrima facile. Ma se andiamo a stringere il campo è un cantante come ce ne sentono tantissimi, non ha una vocalità né un timbro riconoscibili, non ha spiccate doti interpretative. Insomma, non spicca per nessuna particolare qualità. E’tristemente anonimo. Sarebbe il buonissimo antagonista del vincitore carismatico e talentuoso ma non rappresenta assolutamente il talento da battere.

Francesca detta Kekka è il tipico prodotto defilippiano utile per le dinamiche del reality ma lontano anni luce da una almeno decente qualità artistica.  Il classico personaggio fumantino, a tratti volgare, spesso sopra le righe che serve per mettere un pò di pepe nei pomeridiani (è di questi giorni l’infinita querelle tra lei e Virginio) che sono diventati strisce stanche e vuote. Rappresenta il classico stereotipo della rocker genio e sregolatezza senza alcun appeal però, senza mordente, senza forza espressiva e, soprattutto, senza voce. Aggiungiamo le sue difficoltà ad esprimersi e la sua mancanza di alcuna forma di consapevolezza. Una miracolata che in qualsiasi edizione precedente del programma avrebbe avuto difficoltà a superare la fase iniziale.

Antonella Lafor(tris)tezza è una bravissima esecutrice e un’ottima cantante da pianobar che non potrà avere nessuna collocazione nel mercato discografico. E’antica, la sua vocalità è piena di inutili arzigogoli, non ha nessuna capacità interpretativa e, soprattutto, non buca il video. Allieva di Jurman che quest’anno sembra aver perso quel fiuto che gli aveva consentito si scoprire Marco Carta, Alessandra Amoroso e Valerio Scanu, resta in gara per le esigenze del copione scritto sempre più grossolanamente dal fido Luca Zanforlin che, più passano gli anni, più si trasforma in un autore rozzo, pressappochista e autoreferenziale che vive di rendita godendo delle sue inquietanti invenzioni come quella del “vestitino” . Sarà un caso ma da quando Chicco Sfondrini ha abbandonato il programma, nel momento di massimo splendore, la trasmissione ha preso una prabola discendente certificata dai dati auditel e dallo scarso richiamo degli ultimi talentati usciti dal programma fatta salva Emma che, tuttavia, ha beneficiato di una promozione incredibile da parte della Universal.

Su Annalisa Scarrone ho difficoltà ad esprimere un giudizio. Certamente è l’unica che sembra avere dentro il sacro fuoco e le stimmati del talento ma è mortificata dalla produzione e anche dal suo padrino Rudy Zerbi che oltre all’ossessione per Jurman e ai siparetti con Diana sembra aver dato molto poco al programma ma, soprattutto, ad Annalisa. Giustizia artistica vorrebbe che fosse lei a vincere ma è troppo poco televisiva e non riesce a creare una sufficiente empatia con il pubblico nonostante i ripetuti tentativi di Maria di scuoterla mettendola al centro di possibili dinamiche. Niente, la ragazza non è proprio nel suo però e annaspa perdendo le certezze e la bellezza con cui era arrivata nel programma. Una luce che va spegnedosi con buona pace di chi ancora spera che Maria possa utilizzare un jolly per risollevare le sorti di un edizione davvero grigia. Tra l’altro, il duetto con la Amoroso -scelta folle- l’ha affossata ancora di più: canzone sbagliata, compagna sbagliata.  Forse solo con Marco Mengoni sarebbe riuscita a tirare fuori queli colori e quella palpabile delicatezza che rende alcune sue esibizioni delle piccole perle.

Insomma sei, sei e ancora sei. Un sei stiracchiato, annoiato, inutile, banale. Ma dove sono i talenti?

Maria De Filippi nell’iperspazio irraggiungibile del cult

27 Gen

Maria De Filippi è cult.  Maria De Filippi è un cult. Ieri si è prestata per ben due volte al gioco dell’intervista che per lei è quanto di peggio possa esserci. Sì perchè Maria De Filippi, per chi sa e vuole leggere i suoi gesti e il suo modo di fare la televisione, è una donna timida, riservata, spesso impacciata. E’una donna priva di “sovrastrutture pensate” che si racconta attraverso le sue creature televisive e che, nel tempo,  è diventata i suoi programmi in una sovrapposizione inconsueta e potente tra la vita privata e quella televisiva.

Quando Maria De Filippi viene intervistata, dunque, è sempre un evento.  Sarà che siamo abituati a vederla nelle vesti della super conduttrice, tra l’altro in Italia, nessuno prima di lei, aveva personalizzato la conduzione in questo modo: Maria e il suo gelato, Maria seduta sulle scalette o sul banchetto, Maria con il telecomando per tirare su il muro, Maria che si nasconde dietro al suo pudore, Maria che si imbarazza della sua commozione, Maria dietro il suo: “buon pomeriggio. Buon pomeriggio a tutti”.  Insomma, la De Filippi ha creato una ritualità di gesti e di locuzioni che ne fanno a tutti gli effetti la donna più importante della televisione italiana e la personificazione di un modo di andare in onda informale ed empatico che la rende una vera fuoriclasse del piccolo schermo e che, soprattutto, trasforma le sue piccole incursioni fuori dall’ambiente sicuro e aderente delle sue creature dei momenti assolutamente cult. Imperdibili. L’intevista di ieri a Kalispéra resterà negli annali della televisione come del resto accadde per la meravigliosa, per quanto fu autentica e “dritta”, chiacchierata con Bonolis al Senso della Vita.

Ho avuto modo di toccare con mano l’effetto quasi divinatorio che la De Filippi produce sul pubblico che diventa proprio per questa profonda carica empatica il suo pubblico. Una sorta di delirio collettivo al quale lei risponde con garbo e una buona dose di timidezza. Insomma, se Maria non ci fosse bisognerebbe inventarla e lo snobismo di alcuni nel descrivere i suoi programmi non tiene in considerazione la capacità  unica di raccontare la televisione nell’istante stesso in cui viene realizzata. Maria De Filippi ha inventato un modo nuovo di fare televisione oltre che una serie di format di grande successo che stiamo esportando (cosa rarissima per la televisione italiana sempre alla ricerca di prodotti da copiare). La sua è una televisione che diventa mentre scorre, che si trasforma, che non ha bisogno di essere pensata perchè prende forma e corpo nel momento stesso in cui viene realizzata. E’una televisione autentica che non cerca il consenso facile pur avendo come oggetto il (pop)olare più puro. La televisione di Maria De Filippi è vera e per questo spesso corre il rischio di essere debordante e autoreferenziale ma non si vergogna mai di esserlo.

Il twist ballato con Signorini rappresenta il compendio della perfezione televisiva perché crea un momento da gustare, da sentire, da ricordare. Una chicca nella noia, talvolta mortale, della nostra televisione. Maria De Filippi, inconsapevolmente, diventa evento attraverso la realizzazione di piccoli, leggeri gesti. E questo la rende un cult. Quando al termine del suo twist sexy e impacciato si nasconde dietro Signorini cercando un bacio che veli la sua vergogna si snoda tutto il senso della sua televisione. Maria de Filippi esce dai suoi programmi per diventare un cult. Per diventare grande. Per raccontare la sua storia. E raccontare le storie è la cosa che preferisce.

Festival di Sanremo: Francesco Renga duetterà con Emma e i Modà

25 Gen

Francesco Renga era quello che dalle pagine di Libero aveva liquidato i talent come roba già vista che “butta nella mischia ragazzini fragili cui propone un modello di lavoro senza gavetta: non è giusto”. Oggi sembra essersi ricreduto e, folgorato sulla via di Damasco, decide addirittura di scendere sul palco, nella serata dei duetti, insieme a Emma e i Modà alle prese con il brano Arriverà.

Ma non è questo il primo abbocco del buon Renga al mondo dei talent, infatti, il cantautore bresciano aveva già regalato un suo pezzo, il tempo migliore, alla giovane promessa di questa edizione di X Factor Davide Mogavero. Regalo che non ha certo portato fortuna al ragazzino leccese che ha esordito molto basso nelle clasisfiche per scomparivi definitivamente nel giro di poche settimane.

Certo, Emma e i Modà sono la sintesi più macroscopica del nuovo modo di fare musica inaugurato dalla De Filippi e consolidato da XF. La prima è l’ultima vincitrice di Amici, testa di serie della casa discografica Universal che anche oggi siede tra i “banchetti” della scuola di Maria De Filippi alla ricerca di pecunia forse più che di talento. I secondi sono un buonissimo gruppo che, solo grazie alla televisione, è riuscito ad uscire dall’anonimato dei loro primi anni di carriera. I Modà, tra l’altro, scrivono proficuamente per i talentati made De Filippi e sono sotto contratto con la Ultrasuoni, l’etichetta delle radio, anch’essa presente da quest’anno nel parterre di Amici. Insomma, i talent non rinunciano al palco del Festival ma anzi rilanciano decisamente con questa accoppiata.

Quindi sorprende davvero la decisione di Renga. Il fustigatore dei costumi e il cultore del bel canto fa una marcia indietro che non gli fa onore.

Il delirium tremens del berlusconismo in tv

25 Gen

Ieri su la 7 si è consumato il delirium tremens del berlusconismo in tv. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità, però nelle parole e nei gesti scomposti del premier e della first lady televisiva “spiega un pò che è il bunga bunga” Daniela Santanchè “lo rivendico con orgoglio” c’è, se possibile, qualcosa di ancora più sinistro del solito. Certe cose si possono fare: la vita privata è privata quella pubblica è pubblica e non se ne può parlare. Tutto qui. Fine delle trasmissioni e tutti a vedere Kalispéra. Possibilmente in silenzio.

Berlusconi ha fatto la sua solita telefonata a senso unico, quella che potrebbe fare un nonno sordo che chiama il nipotino e lo riempie di parole, il problema è che dall’altra parte non c’è un bambino con la bolla al naso che aspetta la fine della telefonata dando un’occhiata al suo ipod. C’è la platea televisiva che, tra una Buby ridisegnata ad arte dal cicisbeo di corte Signorini come una novella Cenerentola e una Santanchè isterica che si alza appena sente una parola che non va, somigliando pericolosamente alla geniale caricatura che ne fa la Cortellesi, vorrebbe capire perché mai il premier dicendo queste testuali parole:

“Mi hanno chiamato invitandomi a sintonizzarmi sull’Infedele, sto vedendo una trasmissione disgustosa, una conduzione spregevole, turpe, ripugnante. Ho sentito delle tesi false, lontane dalla realtà, lontane dal vero, distorte, ho visto una rappresentazione della realtà all’incontrario del vero. Avete offeso aldilà del possibile la signora Nicole Minetti, che invece è una splendida persona intelligente, preparata, seria. Si è laureata con il massimo dei voti, 110 e lode, si è pagata gli studi lavorando, è di madrelingua inglese e svolge un importante e apprezzato lavoro con tutti gli ospiti internazionali della regione. Vale molto di più delle cosiddette signore presenti. Invito cordialmente l’onorevole Iva Zanicchi ad alzarsi e a venire via da questo incredibile postribolo televisivo.”

si riferisca a una ottima trasmissione che, guarda caso, non è ospitata nelle televisioni del premier o in quelle controllate sapientemente dai suoi uomini invece che al delizioso teatrino messo in piedi dai suoi lacché nelle sue serate libere. La domanda poi sorge spontanea: la Minetti deve aver fatto una fatica bestiale a studiare di giorno lavorando così alacremente la notte per pagarsi i suoi studi.

Del dito medio della Santanchè che dire: la classe non è acqua e lo rivendica con orgoglio. La questione è che purtroppo la nostra prode sottosegretario di stato all’attuazione del programma (quello del bunga bunga) si presenta in studio mentre il premier almeno si limita alla telefonata del nonnino. Lerner invece di suggerigli di andare dai giudici non poteva divulagre il numero di telefono di un buon geriatra?

Una pazza si aggira per gli studi di Uomini e Donne e ha il nome di un cane

25 Gen

Da qualche mese a questa parte una pazza si aggira per gli studi di Uomini e Donne ma non è una pazza per gioco. E’una signora con delle serie turbe che il fortunato staff del programma è riuscita a scovare chissà in quale anfratto pescando il jolly dell’anno (anche questa stagione la pagnotta è stata portata a casa). Ecco brevemente la storia: la De Filippi decide, dopo il successo del terrificante ma alza auditel trono over, di provare a indagare (sigh) un altro topos dell’eterna lotta tra uomini e donne e cioè il conflitto generazionale. Per questo, pesca i soliti due tronisti bellocci ma questa volta ragazzi padre, cosa che li rende più maturi e sensibili (sigh II) e quindi propensi a una relazione seria, e li mette di fronte a due categorie: le ventenni e le quarantenni con tanto di scale ai lati dello studio da cui scendono passando attraverso il numero della loro età (ma una cosa un po’ più kitsch, no?). Shakerate bene il tutto ed ecco a voi il sublime: l’amore non ha età? Il punto interrogativo serve ad aggirare il politically correct che tanto fa orrore a Maria.

Fino a qui tutto bene come si recita in uno splendido film degli anni novanta di Kassovitz, l’Odio, termine che si addice molto bene al sentimento che pervade una delle protagoniste del trono, appunto la pazza che da mesi tiene banco tenendo in ostaggio gli spettatori evidentemente in preda alla sindrome di Stoccolma.

Dunque, tra i due tronisti l’unico che resiste al gioco al massacro è tal Leonardo Greco, un simpatico bamboccione milanese che capisce subito e molto bene il modo migliore per rimanere il più al lungo possibile sulla sedia, la permaneza sulla quale è proporzionale al denaro che si percepirà in seguito. Quindi, il buon ragazzo capisce subito che deve realizzare la dicotomia, lo scontro tra vecchie e giovani, tra le vogliose di un toy boy e le lolite accecate dalla fama.

La prima che cade nella rete è proprio lei, la pazza, una ultra quarantenne che si fa chiamare Bubi, come il mio cane, che crede di essere la donna più cool del mondo millantando terrificanti e imbarazzanti amicizie con oscuri personaggi d’alto bordo (persone tipo Gianpaolo Tarantini) che definisce “bella gente” (sigh III). Fino a qui tutto bene: la signora Bubi corteggia il giovanotto credendo di essere la reincarnazione di Ava Gardner (sigh IV) e non una sciura di provincia figlia di un papà buono che l’ha mantenuta causa incapacità di vivere in modo normale. E’viziata. Vuole tutto e dunque anche il simpatico bamboccione. Fino a qui tutto bene. Il problema è che il trono non va avanti se non si realizza lo scontro generazionale porca miseria e quindi viene cooptata una ventenne decisamente bellina che comincia a sedurre il bamboccione imbambolato.

Da qui….

Da qui cominciano i momenti più trash mai visti nel contenitore pomeridiano di canale 5, non ci credo mentre lo scrivo, creato da Maria De Filippi. La pazza viziata, mitomane, megalomane, invasata non accetta la competizione e da vita a una serie di episodi irripetibili, ad un pollaio mai visto, ad urla, grida, lamenti, pianti e, udite udite, un ricovero al Santo Spirito di Roma per attacco di panico ed esaurimento nervoso: “ueè bella, non sono mica abituata alla competizione, il mio uomo è solo mio”. A farne le spese è la povera ventenne, l’epiteto meno pesante che la signora Bubi cane le rivolge è: figlia di una buona donna. Il resto è stato bippato. C’è da augurarsi che per accedere agli studi di Cinecittà dove si registra il programma sia necessario passare sotto un metal detector: la tizia in questione sembra molto più stressata del buon Michael Douglas in “un giorno di ordinaria follia”. Qui di ordianario c’è tutto e la follia è la categoria dominante del a-pensiero. Speriamo prima della scelta decidano di sedarla somministrandole con la forza dell’acqua.

La pazza impazza (sigh V) sul web dove usa la sua pagina facebook che dice sia gestita dai fan (sigh VI) come un’arma impropria per punire la malcapitata, narrare del suo immenso amore, millantare la bella gente che frequenta e insultare chiunque provi a dire qualcosa che esuli dalla sua volontà. Grida, e ancora girda.

Ora, lo share si impenna e Maria gongola. La scelta è vicina e il povero mentecatto che sbava dietro la ventenne bella e docile sarà costretto con la frusta prima ad allungare il brodo e poi a scegliere la pazza di Cinecittà: perché, signori miei, la tv defilippiana vuole il finale inaspettato e vuole, soprattutto, che si parli di lei per questo largo alle quarantenni che, signora mia, fanno tanto audience e tanto effetto sorpresa. Largo alla donna che impazzì per amore e che, nonostante, non sia più una donzella bella e dalla pelle candida sa amare e corteggiare un uomo come nessuna. E, soprattutto, largo all’inaspettato (ohhhhhoohh) perché si possa dire che anche da Maria, tra i suoi uomini e le sue donne, nulla è come sembra.

Fino a qui tutto bene?

I primati della casa del GF: quando il maschio alfa in tv non funziona

25 Gen

Scorazzano liberi, ciondolanti tra una sedia e l’altra alla ricerca di qualche nocciolina da ingurgitare, di una femmina con cui accoppiarsi e di qualche compagno da spulciare: sono i primati scelti per abitare la casa del GF. Quest’anno la rete ammiraglia di Mediaset, dopo dieci edizioni di Grande Fratello, ha deciso di inaugurare un esperimento mai provato da nessun altra produzione: mischiare uomini e animali dentro la casa per vedere “l’effetto che fa”.

Beh che dire, l’ effetto è decisamente straniante ma, tuttavia, molto utile per comprendere le infinite articolazioni dei rapporti tra pari, anzi, tra dispari. Abbiamo avuto così la possibilità di vedere declinate tutte le meravigliose (siamo nel mondo della natura o no?) sfaccettature del maschio alfa nel suo supremo e instancabile tentativo di evolversi. Chi ricorda la scena iniziale di 2001 odissea nello spazio in cui la scimmia capisce finalmente l’utilità degli strumenti potrà capire di cosa stiamo parlando.

Ebbene, ieri, nell’ennesima puntata de “il meraviglioso mondo del GF”, abbiamo purtroppo avuto la prova che questi maschi alfa sono ancora un gradino sotto quei primati ma che cercano con affanno, ma tuttora senza grande successo, di evolvere nella scala della specie. Ieri sera nella casa del GF abbiamo assistito a una serie di allucinanti momenti trash tv come non se ne vedevano da anni tra quelle quattro mura. Tutte hanno avuto come protagonisti i suddetti maschi alfa alle prese, una volta, con il linguaggio, un’altra con i gesti, un’altra ancora con l’accoppiamento.

Davide, son solo io, Baroncini, Pietro Titone, Nando Colelli, Raoul la bestia, il fratello di Guendalina Tavassi, le due impalpabili new entry, Giuliano presunto gigolò. Un escalation di volgarità, aggressività, arroganza, stupidità e, a tratti, incapacità di articolare la benché minima frase di senso compiuto come se la lingua madre fosse l’hurdu. E ancora: due risse sfiorate, espressioni imbarazzanti, donne trattate come sparring partner in un delirante tentativo di farsi notare o, ancora più facilmente, come oggetti per soddisfare i bisogni primari. Fa sorridere, in questo senso, che uno dei concorrenti più normali e umani (nel senso di non subumano), Matteo, sia stato cacciato per una bestemmia  quando ogni giorno assistiamo a una terrificante esibizione di machismo e  bestialità di ritorno.

Credo che quest’anno il GF sia andato oltre la sua normale tendenza al borderline e al vuoto a pressione proponendoci una serie di personaggi ingestibili e francamente fastidiosi per qualsiasi tipo di spettatore tanto sono volgarmente basic. Lo scorso anno Mauro Marin rompendo il giochino del GF aveva creato una figura nuova e assolutamente credibile, fuori dagli schemi dettati dal grande capo ma non per questo volgare e violenta. Mauro Marin era semplicemente personale e credibile, vero e autentico. Tutto il contrario di quello che accade oggi: uomini indegni che fingono, cercando semplicemente di apparire, quello che non sono dando il peggio di loro in una rincorsa delirante alla presunta e parossistica verità (“io sono verooooooooo, e voi finti”) e alla suprema mascolinità (“io ti meno, non ho paura di nessuno”).

In questo spettacolo poco edificante emergono degli archetipi di una banalità sconcertante: il latin lover con il gilet e il foularino che si bea del suo successo con le donne, finto dandy incapace di relazionarsi con i loro disagi e le loro aspettative, squallidissimo inanellatore di avventure e squinzie. Il giovane virgulto che non ha paura di niente e nessuno, che tradisce per poi piangere, che aggredisce le donne scambiando legittime reazioni di scherno e piccoli nervosismi con voglie libidinose di maschi focosi, il gigolò che non rispetta nessuna donna e grida compulsivamente la sua specialità tra uomini vuoti e banali salvo poi mischiarsi grigiamente tra la folla infinita di ex gieffini in fila all’ufficio di collocamento, il fratello della concorrente che si mette faccia contro faccia e petto contro petto contro il giovane virgulto che ha messo un dubbio l’onore della sorella “buona solo per sco….” E per chiudere i due analfabeti di ritorno che forse non si piegano a questi atteggiamenti solo perché il sistema dell’istruzione pubblica italiano non li ha messi nelle condizioni di articolare anche solo una frase  comprensiva di soggetto predicato e complemento.

In mezzo a questa fauna selvatica ci sono le donne “raccoglitrici” reputate spesso solo oggetti di scena attraverso cui esibire questa presunta verità e questa forza primordiale. Fa sorridere il sorriso della Marcuzzi, che legittimando forse il concetto che suddetti primati hanno del gentil sesso, ride –leggera- del loro (suo?) riso.

I talent dei talent salvano Maria dal ko tecnico alla terza ripresa

24 Gen

Ieri si è consumato con un discreto successo il tentativo estremo della Maria nazionale di salvare in corsa il suo adorato figlio da quello che appare agli occhi di molti un indecoroso viale del tramonto. Lo share, che l’aveva punita  nelle precedenti due puntate,  l’ha spinta a giocarsi il jolly e la partita, grazie a un portentoso dispiegamento dell’artiglieria pesante, è stata portata a casa. Infatti, i dati auditel di questa mattina non manderanno di traverso il caffè sorseggiato, insieme all’ennesima slim, dalla Maria santissima di nostra Televisione.

La terza puntata del talent di canale 5 è cresciuta negli ascolti ed è stata seguita fino alle 0:48, da 4.093.000 telespettatori, con uno share 19,52% (21,17% sul target commerciale e 27,29% sui 15-34). Insomma, il numero degli ascoltatori è cresciuto ma siamo ben lontanti dai risultati strepitosi ottenuti negli scorsi anni con picchi davvero notevoli nelle edizioni che hanno visto trionfare Marco Carta e Alessandra Amoroso.

Bella l’idea dei duetti che hanno ravvivato una classe di canto che, mai come quest’anno, è lontana da un livello accettabile ma assolutamente prossima alla canna del gas. Non so in quali sapienti mani siano stati messi i casting di questa edizione ma se ci fosse stata mia sorella insieme al suo gatto credo avrebbero avuto più fiuto nell’ annusare un talento. Restano in gara onesti gregari guidati da una che potrebbe regalare qualche sorpresa, la rossa Annalisa ma che, puntata dopo puntata , va regredendo immalinconita da un format che quest’anno sembra, soprattutto, interessato a scovare nani e donne barbute piuttosto che un talento da lanciare sul mercato discografico. Sono lontani anni luce le edizioni in cui gente come Alessandra Amoroso, Marco Carta, Karima Ammar, Giulia Ottonello, Valerio Scanu, Loredana Errore, Emma e Pierdavide Carone inchiodava davanto allo schermo un bel pezzo del pubblico televisivo.

Insomma, i duetti, se ce ne fosse stato bisogno, hanno dimostrato la distanza siderale che esiste tra il passato e il presente, tra il carisma e la personalità di gente che, sì è cresciuta dai tempi di Amici ma che già dentro il programma dava segni di indiscutibile talento e i tristini di oggi, quasi tutti spaventati e grigi (a parte la ridicola Kekka, convinta di essere la reincarnazione di Tina Turner invece di una figurina colorata di “piccoli fan”, a cui stanno facendo credere di essere un talento imperdibile quando in realtà è la sintesi perfetta del circo amiciano: la ragazzina cannone pronta a essere sacrificata, anzi lanciata, sull’altare del trash tv).

Alessandra Amoroso ha letteralmente surclassato la povera Annalisa Scarrone. Il duetto si è rivelato un boomerang perché ha messo in luce tutti i difetti della rossa a cui sembra mancare una forte personalità artistica e la capacità di scavare dentro le emozioni. Per carità, alcune sue esibizioni sono state da incorniciare ma ieri è parsa una delle bambine cantanti della Clerici alle prese con il proprio beniamino. La Amoroso in formissima ci ha regalato una performance super. Ricordo che durante la sua edizione di Amici si diceva che il suo successo dipendesse esclusivamente da quel pezzo. Ieri, ha dimostarto, se ce ne fosse stato bisogno che Immobile vive di luce splendente grazie al talento cristallino della cantante leccese.

I duetti (Calore, Cullami) tra Emma e Virginio sono un pò come lui: monotoni, manieristi, fondamentalmente noiosi e tristi. Tuttavia, io credo che Virginio vincerà il programma perché, in questo modo, verrebbero in un sol colpo esaltati tutti i clichè della tv defilippiana: un ragazzo buono che è stato ostacolato finanche dal suo insegnante, uno che ha avuto un’occasione e l’ha persa, uno che è andato via di casa per farcela e ha scritto una canzone strappalacrime al papà con cui non riesce a comunicare. Insomma, sarebbe il finale più degno per un’edizione davvero povera di entusiasmi.

Marco Mengoni è uno di quelli che nascono una volta ogni cento anni. Insieme alla Amoroso sono il salvagente del sistema talent e hanno acquistato un’identità e una credibilità che li porteranno molto avanti. Il suo pezzo è forte, è una gran ballad ben arrangiata che mette in luce la voce strepitosa del talento xfactoriano. Nonostante  dovesse misurarsi con una giovanotta che è effettivamente stonata ha condotto in porto la nave ma anche qui, come per Amoroso-Scarrone- è emerso in modo impressionante il divario tra un signor cantante (Maionchi dixit) e una dilettante allo sbaraglio.

Valerio Scanu e Antonella Lafortezza hanno offerto una decorosa performance da pianobar, di alto livello però (ehmm), che non ha aggiunto nulla a una canzone davvero infelice che andrebbe chiusa in qualche vecchio armadio per consentire al cantante della Maddalena di allontanarsi dallo spettro del suo più grande successo-insuccesso. Un consiglio alla Emi: fate qualcosa per il suo look e, soprattutto, smettete di produrre un cd ogni tre mesi frutto dell’accozzaglia di generi e pezzi diversi e, soprattutto, mediocri. Il ragazzo ne gioverebbe. Insomma un’idea bastrebbe ma che almeno fosse quella giusta.

Il duetto più gradevole della serata è stato quello tra Diana Del Bufalo e Marco Carta: un’amalgama davvero ben riuscita in cui l’ironia di Diana si è mischiata bene alla “gentilezza” vocale e al garbo di Marco Carta. Diana meritava di restare nel programma per la sua straordianria ironia, per l’intelligenza, per le sue doti artistiche ma è stata sacrificata per lasciare spazio a uno degli stereotipi più cari della tv defilippiana: il finto genio e sregolatezza. Cara Maria, non basta tirarsi su una cresta, buttare giù il cavaliere di Jurman e parlare con la telecamera per essere una rocker fuori dagli schemi. Francesca sembra piuttosto una povera ragazzina volgarotta e grossolana letteralmente buttata sul palco per soddisfare il desiderio voyueristico e sadico di Maria e Zanfo che sembra immedesimino questo loro becero isitinto con i desiderata del pubblico quando io credo che gran parte degli spettatori di Amici non ne possa più di questa marea nera di squallore e di mediocrità.

L’uscita di Platinette, anzi la svestita di Platinette, è stata un’inutile e imbarazzante caduta dalle nuvole. L’uscita di Diana, infatti, era prevista e prevedibile. In questo senso, le prossime ad abbandonarci saranno Antonella e Debora perchè ad Amici tutto è come sembra. La domanda ora è la seguente: che senso ha un talent dove le eliminazioni dovrebbero suscitare sorpresa e tensione e invece sono scritte da mesi su un copione che, purtuttavia, prevede lo sfinimento del povero spettatore costretto a muoversi faticomsamente tra vestitini e vestaglie della buonanotte?