Archivio | Maggio, 2011

X Factor 5: forse hanno trovato un mestiere per Matteo Maffucci

27 Mag

Finalmente ho capito cosa potrebbe fare Matteo Maffucci. Ringraziamenti sentiti al vice presidente di Sky Italia per aver trovato un possibile mestiere per il nongiovane cantante romano. Il musicista non è il suo mestiere.  Ci prova anche con un certo impegno e una lodevole abnegazione ma, insomma, braccia rubate all’agricoltura. Sono dieci anni che con il sodale Thomas Lothar Rudolf bazzica TRL live, con lo stesso pezzo declinato in 100 versioni diverse. I conduttori passano, crescono, fanno figli ma loro inossidabili resistono al tempo e alle pop-novità.

La sua rubrica su Vanity Fair è una delle cose più banali che abbia mai letto e ascoltando il repertorio canore non si resta sorpresi. Nel tentativo di replicare il successo del giovane Holden si perde in una serie di considerazioni raccapriccianti sull’essere giovani oggi ma anche ieri (qualcuno può comunicargli che non ha più diciassette anni?). Anche no.

E allora cosa accade? Che Sky fa una pensata geniale. Andrea Scrostati, vice presidente di Sky Italia, gli propone la conduzione di XF. Il cantante ci starebbe pensando (allora esistono forme di vita da quelle parti) e afferma:

Sono lusingato. L’idea di fare televisione mi stuzzica molto, ma non ho ancora deciso se accettare o meno. Per ora c’e’ il nuovo disco.

Tra l’altro sembra che Maffucci abbia già girato una sorta di numero zero di XF e che il risultato sia stato tanto buono da spingere Sky a formalizzare l’offerta. Putroppo, gli Zero Assoluto stanno promozionando il loro nuovo disco, l’ennesimo imperdibile capolavoro. Ma da queste parti non disperiamo. Sarebbe bello “svegliarsi una mattina “con un mondo senza gli Zero Assoluto. Paraparapapa.

Berlusconi a Porta Porta: forme di neocontraddittorio tv

26 Mag

Una novità. Il salotto di Porta a Porta, ieri sera, non era completamente asservito agli umori del grande capo vuole pranzo. Franco, Sorgi e, soprattutto, Virman Cusenza sono riusciti a rivolgere qualche domanda, talvolta anche pungente, al capo del governo pur non ricevendo nessuna risposta di senso compiuto. Autocritica? Giammai, altrimenti che senso avrebbe essere l’unto del signore che è riuscito a realizzare la versione postmoderna dell’ “alzati e cammina”? Generalmente l’uomo preferisce condurre ragionamenti di tipo socratico: tutti gli uomini sono mortali ergo tutti i mortali sono uomini. Lo stesso Vespa, pur tradendo la solita attitudine al cicisbeismo più spinto, è riuscito a stoppare alcune fantasiossissime e imperdibili volate del premier. Lo zero a zero è salvo.

Detto questo, rimane tutto il resto che non ha nulla di nuovo ma anzi è vecchissimo. La solita litania, stanca ma oggi anche rassegnata, di un uomo che si sente solo al comando. Le perle? Solo per citarne alcune: la tv e i giornali sono stati i responsabili della sconfitta del premier, a partire dal Corriere della Sera, da La7 e Sky per non parlare di tutti i telegiornali. L’ultima considerazione ha fatto traballare anche il prode Vespa. La prima tutti gli altri considerato lo share che fanno insieme La7 e Sky. Ma andiamo avanti con le perle. De Magistris è un bell’uomo che piace alle donne ma è uno incapace che nella vita ha combinato solo guai e con lui avremmo il remake del film “manette sulla città”. E poi ancora, “Pisapia in Parlamento ha proposto solo leggi per aiutare terroristi ed eversori e per l’eutanasia. Non ha mai amministrato neppure un’edicola”. È poi ha chiuso la partita con un magnifico: nessun governo può sanare le ferite che questo paese si porta dietro” (che detto dopo 17 anni che ci prova è una considerazione strepitosa).

Ma forse la più bella è il racconto fatto da lui medesimo dell’incredibile vicenda di Ruby alla questura di Milano (che se non sapessimo di cosa si tratta sembrerebbe il titolo perfetto di un soft porno anni ’70): “quella telefonata l’avrei fatta anche per Rosy Bindi”. Per Berlusconi l’ennesimo diluvio di parole. Per noi la certezza, sempre più ferma, che qualcosa dovrebbe essere cambiato: “se vado in giro blocco le strade, sono applaudito dappertutto e non posso neanche entrare in un negozio a via del corso che si riunisce una folla. Sono benvoluto da tutti, se gli italiani mi conoscessero di persona avrei il 100% dei voti”.

Dopo la gaffe La Russa torna a Ballarò con la foto di Lukashenko

25 Mag

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa torna sul luogo del delitto consumato nella puntata del  3 maggio scorso quando era stato scoperto con le mani nel vasetto della marmellata mentre chiedeva a un suo collaboratore chi fosse un tale Alexander Lukashenko. Ieri sera Crozza durante la sua copertina satirica ha chiesto al ministro se fosse davvero lui o un figurante (dopo aver detto che a Milano nel corso della camapagna elettorale sono tanti i figuranti tra zingari e cosacchi assoldati tra le fila del Pdl) e se avesse finalmente scoperto chi era Lukashenko?

“Ministro lo sa chi è Lukashenko? Perché se lo sa è un figurante”. La Russa, con tempi comici strepitosi, ha risposto mostrando -con il sorriso luciferino che lo ha reso famoso- una fotografia, anzi una gigantografia patinata, del presidente bielorusso palesando, così, in un sol colpo ironia e tanta voglia di imparare. Anche se un secondo dopo pretendeva che Floris dichiarasse che nella puntata la gaffe del 3 maggio era stata frutto di un banalissimo equivoco. Insomma, nonostante il clima
di tensione per la campagna di Milano, La Russa non rinuncia allo show.

Appuntamento al buio (della mente): quando la tv non accende la luce

25 Mag

Appuntamento al buio, il dating show lanciato da Sky Uno, si smarrisce alla prima. Ma vediamo in breve di cosa si tratta: tre uomini e tre donne dovranno scegliere il proprio partner senza poterlo vedere affidandosi esclusivamente agli altri sensi. Il format, preso in prestito da Dating on the Dark prodotto made in Usa, si propone di far conoscere e magari innamorare due persone senza che queste si siano mai potute vedere affidando le speranze di successo del programma alla chimica che dovrebbe nascere tra i concorrenti. Per circa un’ora, l’intera durata della prima puntata, abbiamo assistito al primo degli incontri tra i ragazzi che, seduti intorno ad un tavolo, hanno parlato per la prima volta.

L’effetto? Surreale e a tratti grottesco. Per quaratacinque minuti circa siamo stati costretti ad osservare sei ragazzi con gli occhi dilatati dall’effetto buio che tra, risatine isteriche e domande tali da far sospettare una precisa volontà degli autori (termine davvero eccessivo in questo caso) di non intervenire in alcun modo, ci hanno allietato con quello che avrebbe dovuto essere un primo incontro in vista dei più impegnativi faccia a faccia.


Il problema è che la prima puntata non è mai decollata, noiosa, lenta e troppo prevedibile. In certi momenti anche presuntuosa: non sono sufficienti l’artificio del buio e la conseguente universale domanda se l’amore è cieco per costruire un intero programma. Infatti, sembrava di assistere ad una puntata di un qualsiasi GF live senza luce. Nessun ritmo, nessun guizzo, nessuna intuizione. Anche la scelta del cast pare non felicissima: nessuno dei sei ragazzi, infatti, ha particolare appeal e buone idee da mettere sul campo. Ma certo, per le idee ci si aspetterebbe qualcosa in più dal team di autori che, speriamo, entri con maggior forza nel corso della seconda parte che andrà in onda stasera.

Il format americano ha tutto un altro ritmo e dimostra come certi prodotti, nelle mani dei nostri autori, si trasformino in format lenti e molto distanti dall’idea originale. Pensiamo, per esempio, al tentativo che fece qualche anno fa la De Filippi con Vero Amore. Solo, in quel caso, la trasmissione andava in onda su canale cinque in prima serata ed era molto ripensata dal gruppo De Filippi. In questo caso, ci si sarebbe aspettati un po’ più di coraggio da parte del team di Sky Italia. Se l’idea di partenza, infatti, è buona e si inserisce nella scia di una tendenza ormai diffusa: quella degli appuntamenti al buio, della scoperta dell’altro attraverso il semplice contatto fisico, la voce e l’udito purtroppo la realizzazione della prima puntata si rivela debole. Insomma, la classica bolla di sapone (ma anche bolla al naso) per un format lanciato in gran cassa che si perde nel buio della mente. Il gioco delle coppie nell’era 2.0 non decolla alla prima. Restiamo in attesa di un segnale di vita.

Paolo Del Debbio: “E’sempre più difficile in questo mondo essere garantisti”

23 Mag

Paolo Del Debbio oggi ha fatto mostra di una delle più plateali difese d’ufficio tv di cui si abbia memoria. O forse no. Vediamo i fatti: il maresciallo Parolisi, sospettato da una parte dell’opinione pubblica di essere coinvolto nell’efferato delitto della moglie Melania Rea e ad oggi in alcun modo indagato ma solo ascoltato come persona informata dei fatti dalla Procura di Ascoli, ha potuto beneficiare di un inaspettato, considerata la tendenza generale, trattamento di favore nel salotto mattutino di canale cinque.

E’stata organizzata dal buon Del Debbio una eccellente difesa improntata ai principi fondatori dello stato di diritto che tutelano le libertà fondamentali del cittadino. Siamo stati sommersi, dunque, da una serie ben scadenzata di: facciamo attenzione, cerchiamo di non valutare la colpevolezza di un uomo in base alle sue abitudini sessuali. E ancora, non possiamo considerarlo colpevole solo perché ama le donne e ha tradito la moglie. Attenti telespettatori a non mischiare i fatti. Siate sempre misurati quando formulate un giudizio che ne va della vita di un uomo.

Questo per arrivare ad un’inaspettata quanto grottesca conclusione: “Al giorno d’oggi è sempre più difficile essere garantisti”. Ed ecco che, anche se l’approfondimento della mattina affonda nei più impressionanti risvolti della cronaca nera, i nostri eroi non abdicano mai alla strenua difesa del diritto di ogni cittadino. O di uno soprattutto? Quando si dice cavoli a merenda. Si critica molto l’uso smodato della cronaca nera nella costruzione delle scalette dei programmi di intrattenimento ma, mai, si era assistito all’uso della cronaca per sostenere la necessità di non processare (questo sì che è il giusto processo) tutti gli uomini che amano troppo le donne.