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Andrea Angelini: cronaca di un disastro annunciato

28 Gen

Il povero Andrea Angelini esce con le ossa rotte dalla sua esperienza sul trono di Uomini e Donne. La sua scelta improvvida, avventata e pasticciata getta, tra l’altro, una luce sinistra sulla gestione del trono da parte dell’autrice di riferimento, Vanessa Collini. Abbiamo raggiunto vette inesplorate quando la rilassatissima e pacata autrice è entrata in studio per attaccare con urla scomposte e dandogli del bugiardo un ragazzino di vent’ anni che, ingenuo ai limiti della stupidità, diceva che lui la sua scelta l’avrebbe fatta alla quarta puntata ma, grazie a dio, è stato fatto ragionare impedendogli di prendere una decisione affrettata e così uccidendo prematuramente il trono su cui Maria aveva puntato fin dall’inizio.

Andrea, invece, si è rivelato assolutamente incapace di tenere botta, insofferente e indisponente nel tentativo di mostrarsi un ragazzo più maturo della sua età, si è andato via via spegnendo circondato da fan impazzite oppure da qualche pischella decisamente scafata a cui credo interessasse davvero poco uscire da lì con l’amato bene. Il risultato è quello di un trono spento, annoiato, vecchio -come la scelta di Andrea- che ha preferito una ragazza perbene piuttosto che una che gli faceva battere il cuore.

Maria De Filippi era allibita di fronte ad una manifestazione tanto paleste di stupidissimo candore. Devo dire che nessuno dei presunti autori ha fatto una bella figura cercando di gettare le responsabilità di questo imbarazzante fallimento esclusivamente sul ragazzino. Per farlo sono state costrette a svelare quello che tutte le persone che seguono il programma sanno: ogni decisione è manovrata e guidata e non esiste niente di veramente spontaneo. Pensavano che Angelini sarebbe stato semplice da gestire e invece è stato proprio il piccolo giuda che ha svelato la maschera insulsa di questa enorme finzione collettiva. Aggiungo che la professionalità dello staff di Maria De Filippi ne esce claudicante.

Andrea Angelini che doveva essere il cavallo vincente della De Filippi ha affossato definitivamente un programma che solo grazie alla terrificante ricostruzione della balera scalda vecchietti pare avere ancora ragione di esistere.

Cercasi talenti disperatamente

27 Gen

Quest’anno da Amici di Maria De Filippi non uscirà nessun mostro di vendite e neppure un talento imperdibile.  I protagonisti del talent sembrano destinatati a seguire il triste destino dei concorrenti della quarta edizione di XF che ha visto trionfare Nathalie Giannitrapani una buonissima cantaurice ma che con il suo ep d’esordio è rimasta lontana anni luce dai risultati di Giusy Ferreri, Marco Mengoni e Noemi.  Nell’imponderabilità degli eventi questa rappresenta una piccola certezza. Cantanti privi di alcuna personalità, con voci banali, talvolta stonati, privi di carisma.

L’unica che rappresentava una novità, ma non dal punto di vista canoro, è Diana Del Bufalo provvista di uno strepitoso senso dell’umorismo e di una buonissima presenza scenica ma che è stato necessario sacrificare per necessità autoriali. Gli altri sono dei cantanti davvero leggerini, volatili direi, che non hanno le carte in regola per avere alcun appeal sul pubblico. Quella che poteva raccontare qualcosa di interessante, Annalisa, è stata mortificata dalle scelte della produzione che tutto ha fatto tranne metterla in risalto. Discutibilissime scelte artistiche che la hanno allontanta dal suo natuale humus vocale.

Virginio non ce l’ha fatta la prima volta in cui ha avuto la sua opportunità e non credo che sarà sufficiente la cura Maria per tirarlo su. Probabilmente vincerà l’edizione perchè, come dicevo in un post precedente, rappresenta perfettamente tutti i clichè della tv deflippiana: è emotivo, ha fallito una volta ma si è rialzato,  ha scritto una canzone strappalacrime per il babbo, ha rischiato di non arrivare al serale è ha dovuto faticare le proverbiali sette camice per arrivarci, il suo inedito -probabilmente il migliore- è frutto del lavoro dei Modà, ha la lacrima facile. Ma se andiamo a stringere il campo è un cantante come ce ne sentono tantissimi, non ha una vocalità né un timbro riconoscibili, non ha spiccate doti interpretative. Insomma, non spicca per nessuna particolare qualità. E’tristemente anonimo. Sarebbe il buonissimo antagonista del vincitore carismatico e talentuoso ma non rappresenta assolutamente il talento da battere.

Francesca detta Kekka è il tipico prodotto defilippiano utile per le dinamiche del reality ma lontano anni luce da una almeno decente qualità artistica.  Il classico personaggio fumantino, a tratti volgare, spesso sopra le righe che serve per mettere un pò di pepe nei pomeridiani (è di questi giorni l’infinita querelle tra lei e Virginio) che sono diventati strisce stanche e vuote. Rappresenta il classico stereotipo della rocker genio e sregolatezza senza alcun appeal però, senza mordente, senza forza espressiva e, soprattutto, senza voce. Aggiungiamo le sue difficoltà ad esprimersi e la sua mancanza di alcuna forma di consapevolezza. Una miracolata che in qualsiasi edizione precedente del programma avrebbe avuto difficoltà a superare la fase iniziale.

Antonella Lafor(tris)tezza è una bravissima esecutrice e un’ottima cantante da pianobar che non potrà avere nessuna collocazione nel mercato discografico. E’antica, la sua vocalità è piena di inutili arzigogoli, non ha nessuna capacità interpretativa e, soprattutto, non buca il video. Allieva di Jurman che quest’anno sembra aver perso quel fiuto che gli aveva consentito si scoprire Marco Carta, Alessandra Amoroso e Valerio Scanu, resta in gara per le esigenze del copione scritto sempre più grossolanamente dal fido Luca Zanforlin che, più passano gli anni, più si trasforma in un autore rozzo, pressappochista e autoreferenziale che vive di rendita godendo delle sue inquietanti invenzioni come quella del “vestitino” . Sarà un caso ma da quando Chicco Sfondrini ha abbandonato il programma, nel momento di massimo splendore, la trasmissione ha preso una prabola discendente certificata dai dati auditel e dallo scarso richiamo degli ultimi talentati usciti dal programma fatta salva Emma che, tuttavia, ha beneficiato di una promozione incredibile da parte della Universal.

Su Annalisa Scarrone ho difficoltà ad esprimere un giudizio. Certamente è l’unica che sembra avere dentro il sacro fuoco e le stimmati del talento ma è mortificata dalla produzione e anche dal suo padrino Rudy Zerbi che oltre all’ossessione per Jurman e ai siparetti con Diana sembra aver dato molto poco al programma ma, soprattutto, ad Annalisa. Giustizia artistica vorrebbe che fosse lei a vincere ma è troppo poco televisiva e non riesce a creare una sufficiente empatia con il pubblico nonostante i ripetuti tentativi di Maria di scuoterla mettendola al centro di possibili dinamiche. Niente, la ragazza non è proprio nel suo però e annaspa perdendo le certezze e la bellezza con cui era arrivata nel programma. Una luce che va spegnedosi con buona pace di chi ancora spera che Maria possa utilizzare un jolly per risollevare le sorti di un edizione davvero grigia. Tra l’altro, il duetto con la Amoroso -scelta folle- l’ha affossata ancora di più: canzone sbagliata, compagna sbagliata.  Forse solo con Marco Mengoni sarebbe riuscita a tirare fuori queli colori e quella palpabile delicatezza che rende alcune sue esibizioni delle piccole perle.

Insomma sei, sei e ancora sei. Un sei stiracchiato, annoiato, inutile, banale. Ma dove sono i talenti?

Maria De Filippi nell’iperspazio irraggiungibile del cult

27 Gen

Maria De Filippi è cult.  Maria De Filippi è un cult. Ieri si è prestata per ben due volte al gioco dell’intervista che per lei è quanto di peggio possa esserci. Sì perchè Maria De Filippi, per chi sa e vuole leggere i suoi gesti e il suo modo di fare la televisione, è una donna timida, riservata, spesso impacciata. E’una donna priva di “sovrastrutture pensate” che si racconta attraverso le sue creature televisive e che, nel tempo,  è diventata i suoi programmi in una sovrapposizione inconsueta e potente tra la vita privata e quella televisiva.

Quando Maria De Filippi viene intervistata, dunque, è sempre un evento.  Sarà che siamo abituati a vederla nelle vesti della super conduttrice, tra l’altro in Italia, nessuno prima di lei, aveva personalizzato la conduzione in questo modo: Maria e il suo gelato, Maria seduta sulle scalette o sul banchetto, Maria con il telecomando per tirare su il muro, Maria che si nasconde dietro al suo pudore, Maria che si imbarazza della sua commozione, Maria dietro il suo: “buon pomeriggio. Buon pomeriggio a tutti”.  Insomma, la De Filippi ha creato una ritualità di gesti e di locuzioni che ne fanno a tutti gli effetti la donna più importante della televisione italiana e la personificazione di un modo di andare in onda informale ed empatico che la rende una vera fuoriclasse del piccolo schermo e che, soprattutto, trasforma le sue piccole incursioni fuori dall’ambiente sicuro e aderente delle sue creature dei momenti assolutamente cult. Imperdibili. L’intevista di ieri a Kalispéra resterà negli annali della televisione come del resto accadde per la meravigliosa, per quanto fu autentica e “dritta”, chiacchierata con Bonolis al Senso della Vita.

Ho avuto modo di toccare con mano l’effetto quasi divinatorio che la De Filippi produce sul pubblico che diventa proprio per questa profonda carica empatica il suo pubblico. Una sorta di delirio collettivo al quale lei risponde con garbo e una buona dose di timidezza. Insomma, se Maria non ci fosse bisognerebbe inventarla e lo snobismo di alcuni nel descrivere i suoi programmi non tiene in considerazione la capacità  unica di raccontare la televisione nell’istante stesso in cui viene realizzata. Maria De Filippi ha inventato un modo nuovo di fare televisione oltre che una serie di format di grande successo che stiamo esportando (cosa rarissima per la televisione italiana sempre alla ricerca di prodotti da copiare). La sua è una televisione che diventa mentre scorre, che si trasforma, che non ha bisogno di essere pensata perchè prende forma e corpo nel momento stesso in cui viene realizzata. E’una televisione autentica che non cerca il consenso facile pur avendo come oggetto il (pop)olare più puro. La televisione di Maria De Filippi è vera e per questo spesso corre il rischio di essere debordante e autoreferenziale ma non si vergogna mai di esserlo.

Il twist ballato con Signorini rappresenta il compendio della perfezione televisiva perché crea un momento da gustare, da sentire, da ricordare. Una chicca nella noia, talvolta mortale, della nostra televisione. Maria De Filippi, inconsapevolmente, diventa evento attraverso la realizzazione di piccoli, leggeri gesti. E questo la rende un cult. Quando al termine del suo twist sexy e impacciato si nasconde dietro Signorini cercando un bacio che veli la sua vergogna si snoda tutto il senso della sua televisione. Maria de Filippi esce dai suoi programmi per diventare un cult. Per diventare grande. Per raccontare la sua storia. E raccontare le storie è la cosa che preferisce.

Una pazza si aggira per gli studi di Uomini e Donne e ha il nome di un cane

25 Gen

Da qualche mese a questa parte una pazza si aggira per gli studi di Uomini e Donne ma non è una pazza per gioco. E’una signora con delle serie turbe che il fortunato staff del programma è riuscita a scovare chissà in quale anfratto pescando il jolly dell’anno (anche questa stagione la pagnotta è stata portata a casa). Ecco brevemente la storia: la De Filippi decide, dopo il successo del terrificante ma alza auditel trono over, di provare a indagare (sigh) un altro topos dell’eterna lotta tra uomini e donne e cioè il conflitto generazionale. Per questo, pesca i soliti due tronisti bellocci ma questa volta ragazzi padre, cosa che li rende più maturi e sensibili (sigh II) e quindi propensi a una relazione seria, e li mette di fronte a due categorie: le ventenni e le quarantenni con tanto di scale ai lati dello studio da cui scendono passando attraverso il numero della loro età (ma una cosa un po’ più kitsch, no?). Shakerate bene il tutto ed ecco a voi il sublime: l’amore non ha età? Il punto interrogativo serve ad aggirare il politically correct che tanto fa orrore a Maria.

Fino a qui tutto bene come si recita in uno splendido film degli anni novanta di Kassovitz, l’Odio, termine che si addice molto bene al sentimento che pervade una delle protagoniste del trono, appunto la pazza che da mesi tiene banco tenendo in ostaggio gli spettatori evidentemente in preda alla sindrome di Stoccolma.

Dunque, tra i due tronisti l’unico che resiste al gioco al massacro è tal Leonardo Greco, un simpatico bamboccione milanese che capisce subito e molto bene il modo migliore per rimanere il più al lungo possibile sulla sedia, la permaneza sulla quale è proporzionale al denaro che si percepirà in seguito. Quindi, il buon ragazzo capisce subito che deve realizzare la dicotomia, lo scontro tra vecchie e giovani, tra le vogliose di un toy boy e le lolite accecate dalla fama.

La prima che cade nella rete è proprio lei, la pazza, una ultra quarantenne che si fa chiamare Bubi, come il mio cane, che crede di essere la donna più cool del mondo millantando terrificanti e imbarazzanti amicizie con oscuri personaggi d’alto bordo (persone tipo Gianpaolo Tarantini) che definisce “bella gente” (sigh III). Fino a qui tutto bene: la signora Bubi corteggia il giovanotto credendo di essere la reincarnazione di Ava Gardner (sigh IV) e non una sciura di provincia figlia di un papà buono che l’ha mantenuta causa incapacità di vivere in modo normale. E’viziata. Vuole tutto e dunque anche il simpatico bamboccione. Fino a qui tutto bene. Il problema è che il trono non va avanti se non si realizza lo scontro generazionale porca miseria e quindi viene cooptata una ventenne decisamente bellina che comincia a sedurre il bamboccione imbambolato.

Da qui….

Da qui cominciano i momenti più trash mai visti nel contenitore pomeridiano di canale 5, non ci credo mentre lo scrivo, creato da Maria De Filippi. La pazza viziata, mitomane, megalomane, invasata non accetta la competizione e da vita a una serie di episodi irripetibili, ad un pollaio mai visto, ad urla, grida, lamenti, pianti e, udite udite, un ricovero al Santo Spirito di Roma per attacco di panico ed esaurimento nervoso: “ueè bella, non sono mica abituata alla competizione, il mio uomo è solo mio”. A farne le spese è la povera ventenne, l’epiteto meno pesante che la signora Bubi cane le rivolge è: figlia di una buona donna. Il resto è stato bippato. C’è da augurarsi che per accedere agli studi di Cinecittà dove si registra il programma sia necessario passare sotto un metal detector: la tizia in questione sembra molto più stressata del buon Michael Douglas in “un giorno di ordinaria follia”. Qui di ordianario c’è tutto e la follia è la categoria dominante del a-pensiero. Speriamo prima della scelta decidano di sedarla somministrandole con la forza dell’acqua.

La pazza impazza (sigh V) sul web dove usa la sua pagina facebook che dice sia gestita dai fan (sigh VI) come un’arma impropria per punire la malcapitata, narrare del suo immenso amore, millantare la bella gente che frequenta e insultare chiunque provi a dire qualcosa che esuli dalla sua volontà. Grida, e ancora girda.

Ora, lo share si impenna e Maria gongola. La scelta è vicina e il povero mentecatto che sbava dietro la ventenne bella e docile sarà costretto con la frusta prima ad allungare il brodo e poi a scegliere la pazza di Cinecittà: perché, signori miei, la tv defilippiana vuole il finale inaspettato e vuole, soprattutto, che si parli di lei per questo largo alle quarantenni che, signora mia, fanno tanto audience e tanto effetto sorpresa. Largo alla donna che impazzì per amore e che, nonostante, non sia più una donzella bella e dalla pelle candida sa amare e corteggiare un uomo come nessuna. E, soprattutto, largo all’inaspettato (ohhhhhoohh) perché si possa dire che anche da Maria, tra i suoi uomini e le sue donne, nulla è come sembra.

Fino a qui tutto bene?