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Berlusconi a Porta Porta: forme di neocontraddittorio tv

26 Mag

Una novità. Il salotto di Porta a Porta, ieri sera, non era completamente asservito agli umori del grande capo vuole pranzo. Franco, Sorgi e, soprattutto, Virman Cusenza sono riusciti a rivolgere qualche domanda, talvolta anche pungente, al capo del governo pur non ricevendo nessuna risposta di senso compiuto. Autocritica? Giammai, altrimenti che senso avrebbe essere l’unto del signore che è riuscito a realizzare la versione postmoderna dell’ “alzati e cammina”? Generalmente l’uomo preferisce condurre ragionamenti di tipo socratico: tutti gli uomini sono mortali ergo tutti i mortali sono uomini. Lo stesso Vespa, pur tradendo la solita attitudine al cicisbeismo più spinto, è riuscito a stoppare alcune fantasiossissime e imperdibili volate del premier. Lo zero a zero è salvo.

Detto questo, rimane tutto il resto che non ha nulla di nuovo ma anzi è vecchissimo. La solita litania, stanca ma oggi anche rassegnata, di un uomo che si sente solo al comando. Le perle? Solo per citarne alcune: la tv e i giornali sono stati i responsabili della sconfitta del premier, a partire dal Corriere della Sera, da La7 e Sky per non parlare di tutti i telegiornali. L’ultima considerazione ha fatto traballare anche il prode Vespa. La prima tutti gli altri considerato lo share che fanno insieme La7 e Sky. Ma andiamo avanti con le perle. De Magistris è un bell’uomo che piace alle donne ma è uno incapace che nella vita ha combinato solo guai e con lui avremmo il remake del film “manette sulla città”. E poi ancora, “Pisapia in Parlamento ha proposto solo leggi per aiutare terroristi ed eversori e per l’eutanasia. Non ha mai amministrato neppure un’edicola”. È poi ha chiuso la partita con un magnifico: nessun governo può sanare le ferite che questo paese si porta dietro” (che detto dopo 17 anni che ci prova è una considerazione strepitosa).

Ma forse la più bella è il racconto fatto da lui medesimo dell’incredibile vicenda di Ruby alla questura di Milano (che se non sapessimo di cosa si tratta sembrerebbe il titolo perfetto di un soft porno anni ’70): “quella telefonata l’avrei fatta anche per Rosy Bindi”. Per Berlusconi l’ennesimo diluvio di parole. Per noi la certezza, sempre più ferma, che qualcosa dovrebbe essere cambiato: “se vado in giro blocco le strade, sono applaudito dappertutto e non posso neanche entrare in un negozio a via del corso che si riunisce una folla. Sono benvoluto da tutti, se gli italiani mi conoscessero di persona avrei il 100% dei voti”.

Dopo la gaffe La Russa torna a Ballarò con la foto di Lukashenko

25 Mag

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa torna sul luogo del delitto consumato nella puntata del  3 maggio scorso quando era stato scoperto con le mani nel vasetto della marmellata mentre chiedeva a un suo collaboratore chi fosse un tale Alexander Lukashenko. Ieri sera Crozza durante la sua copertina satirica ha chiesto al ministro se fosse davvero lui o un figurante (dopo aver detto che a Milano nel corso della camapagna elettorale sono tanti i figuranti tra zingari e cosacchi assoldati tra le fila del Pdl) e se avesse finalmente scoperto chi era Lukashenko?

“Ministro lo sa chi è Lukashenko? Perché se lo sa è un figurante”. La Russa, con tempi comici strepitosi, ha risposto mostrando -con il sorriso luciferino che lo ha reso famoso- una fotografia, anzi una gigantografia patinata, del presidente bielorusso palesando, così, in un sol colpo ironia e tanta voglia di imparare. Anche se un secondo dopo pretendeva che Floris dichiarasse che nella puntata la gaffe del 3 maggio era stata frutto di un banalissimo equivoco. Insomma, nonostante il clima
di tensione per la campagna di Milano, La Russa non rinuncia allo show.

Appuntamento al buio (della mente): quando la tv non accende la luce

25 Mag

Appuntamento al buio, il dating show lanciato da Sky Uno, si smarrisce alla prima. Ma vediamo in breve di cosa si tratta: tre uomini e tre donne dovranno scegliere il proprio partner senza poterlo vedere affidandosi esclusivamente agli altri sensi. Il format, preso in prestito da Dating on the Dark prodotto made in Usa, si propone di far conoscere e magari innamorare due persone senza che queste si siano mai potute vedere affidando le speranze di successo del programma alla chimica che dovrebbe nascere tra i concorrenti. Per circa un’ora, l’intera durata della prima puntata, abbiamo assistito al primo degli incontri tra i ragazzi che, seduti intorno ad un tavolo, hanno parlato per la prima volta.

L’effetto? Surreale e a tratti grottesco. Per quaratacinque minuti circa siamo stati costretti ad osservare sei ragazzi con gli occhi dilatati dall’effetto buio che tra, risatine isteriche e domande tali da far sospettare una precisa volontà degli autori (termine davvero eccessivo in questo caso) di non intervenire in alcun modo, ci hanno allietato con quello che avrebbe dovuto essere un primo incontro in vista dei più impegnativi faccia a faccia.


Il problema è che la prima puntata non è mai decollata, noiosa, lenta e troppo prevedibile. In certi momenti anche presuntuosa: non sono sufficienti l’artificio del buio e la conseguente universale domanda se l’amore è cieco per costruire un intero programma. Infatti, sembrava di assistere ad una puntata di un qualsiasi GF live senza luce. Nessun ritmo, nessun guizzo, nessuna intuizione. Anche la scelta del cast pare non felicissima: nessuno dei sei ragazzi, infatti, ha particolare appeal e buone idee da mettere sul campo. Ma certo, per le idee ci si aspetterebbe qualcosa in più dal team di autori che, speriamo, entri con maggior forza nel corso della seconda parte che andrà in onda stasera.

Il format americano ha tutto un altro ritmo e dimostra come certi prodotti, nelle mani dei nostri autori, si trasformino in format lenti e molto distanti dall’idea originale. Pensiamo, per esempio, al tentativo che fece qualche anno fa la De Filippi con Vero Amore. Solo, in quel caso, la trasmissione andava in onda su canale cinque in prima serata ed era molto ripensata dal gruppo De Filippi. In questo caso, ci si sarebbe aspettati un po’ più di coraggio da parte del team di Sky Italia. Se l’idea di partenza, infatti, è buona e si inserisce nella scia di una tendenza ormai diffusa: quella degli appuntamenti al buio, della scoperta dell’altro attraverso il semplice contatto fisico, la voce e l’udito purtroppo la realizzazione della prima puntata si rivela debole. Insomma, la classica bolla di sapone (ma anche bolla al naso) per un format lanciato in gran cassa che si perde nel buio della mente. Il gioco delle coppie nell’era 2.0 non decolla alla prima. Restiamo in attesa di un segnale di vita.

Paolo Del Debbio: “E’sempre più difficile in questo mondo essere garantisti”

23 Mag

Paolo Del Debbio oggi ha fatto mostra di una delle più plateali difese d’ufficio tv di cui si abbia memoria. O forse no. Vediamo i fatti: il maresciallo Parolisi, sospettato da una parte dell’opinione pubblica di essere coinvolto nell’efferato delitto della moglie Melania Rea e ad oggi in alcun modo indagato ma solo ascoltato come persona informata dei fatti dalla Procura di Ascoli, ha potuto beneficiare di un inaspettato, considerata la tendenza generale, trattamento di favore nel salotto mattutino di canale cinque.

E’stata organizzata dal buon Del Debbio una eccellente difesa improntata ai principi fondatori dello stato di diritto che tutelano le libertà fondamentali del cittadino. Siamo stati sommersi, dunque, da una serie ben scadenzata di: facciamo attenzione, cerchiamo di non valutare la colpevolezza di un uomo in base alle sue abitudini sessuali. E ancora, non possiamo considerarlo colpevole solo perché ama le donne e ha tradito la moglie. Attenti telespettatori a non mischiare i fatti. Siate sempre misurati quando formulate un giudizio che ne va della vita di un uomo.

Questo per arrivare ad un’inaspettata quanto grottesca conclusione: “Al giorno d’oggi è sempre più difficile essere garantisti”. Ed ecco che, anche se l’approfondimento della mattina affonda nei più impressionanti risvolti della cronaca nera, i nostri eroi non abdicano mai alla strenua difesa del diritto di ogni cittadino. O di uno soprattutto? Quando si dice cavoli a merenda. Si critica molto l’uso smodato della cronaca nera nella costruzione delle scalette dei programmi di intrattenimento ma, mai, si era assistito all’uso della cronaca per sostenere la necessità di non processare (questo sì che è il giusto processo) tutti gli uomini che amano troppo le donne.

La tv di oggi in pillole

27 Gen

Gianni Sperti non dovrebbe essere sulla poltroncina di Maria De Filippi ma su quella  del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Rudy Zerbi dovrebbe essere una delle attrazioni del circo Togni: il pagliaccio con le braghe calate e il naso rosso.

Vanessa Collini (autrice di Uomini e Donne) dopo la figura barbina di oggi dovrebbe essere in fila all’ufficio di collocamento.

I cantanti di Amici dovrebbero domandarsi come mai continuano a  farli dueattare con chiunque passi dalle parti di Cinecittà pur di non lasciarli soli sul palco per più di trenta secondi.

Gli autori del Grande Fratello trarrebbero grande giovamento dal ripristino della pratica delle indulgenze perché con i soldi del televoto potrebbero liberarsi dai loro peccati.

Jurman dovrebbe scrivere un altro libro “esternazioni di un uomo fuori dal mercato”.

Andrea Angelini dovrebbe essere entusiasta del suo record: aver fatto una scelta che più over non si può a neppure 20 anni compiuti.

Michela De Paoli dovrebbe raccontarci per giorni e giorni la storia di Fiorirà l’aspidrista (penultima domanda scalata al milione).

Maria De Filippi nell’iperspazio irraggiungibile del cult

27 Gen

Maria De Filippi è cult.  Maria De Filippi è un cult. Ieri si è prestata per ben due volte al gioco dell’intervista che per lei è quanto di peggio possa esserci. Sì perchè Maria De Filippi, per chi sa e vuole leggere i suoi gesti e il suo modo di fare la televisione, è una donna timida, riservata, spesso impacciata. E’una donna priva di “sovrastrutture pensate” che si racconta attraverso le sue creature televisive e che, nel tempo,  è diventata i suoi programmi in una sovrapposizione inconsueta e potente tra la vita privata e quella televisiva.

Quando Maria De Filippi viene intervistata, dunque, è sempre un evento.  Sarà che siamo abituati a vederla nelle vesti della super conduttrice, tra l’altro in Italia, nessuno prima di lei, aveva personalizzato la conduzione in questo modo: Maria e il suo gelato, Maria seduta sulle scalette o sul banchetto, Maria con il telecomando per tirare su il muro, Maria che si nasconde dietro al suo pudore, Maria che si imbarazza della sua commozione, Maria dietro il suo: “buon pomeriggio. Buon pomeriggio a tutti”.  Insomma, la De Filippi ha creato una ritualità di gesti e di locuzioni che ne fanno a tutti gli effetti la donna più importante della televisione italiana e la personificazione di un modo di andare in onda informale ed empatico che la rende una vera fuoriclasse del piccolo schermo e che, soprattutto, trasforma le sue piccole incursioni fuori dall’ambiente sicuro e aderente delle sue creature dei momenti assolutamente cult. Imperdibili. L’intevista di ieri a Kalispéra resterà negli annali della televisione come del resto accadde per la meravigliosa, per quanto fu autentica e “dritta”, chiacchierata con Bonolis al Senso della Vita.

Ho avuto modo di toccare con mano l’effetto quasi divinatorio che la De Filippi produce sul pubblico che diventa proprio per questa profonda carica empatica il suo pubblico. Una sorta di delirio collettivo al quale lei risponde con garbo e una buona dose di timidezza. Insomma, se Maria non ci fosse bisognerebbe inventarla e lo snobismo di alcuni nel descrivere i suoi programmi non tiene in considerazione la capacità  unica di raccontare la televisione nell’istante stesso in cui viene realizzata. Maria De Filippi ha inventato un modo nuovo di fare televisione oltre che una serie di format di grande successo che stiamo esportando (cosa rarissima per la televisione italiana sempre alla ricerca di prodotti da copiare). La sua è una televisione che diventa mentre scorre, che si trasforma, che non ha bisogno di essere pensata perchè prende forma e corpo nel momento stesso in cui viene realizzata. E’una televisione autentica che non cerca il consenso facile pur avendo come oggetto il (pop)olare più puro. La televisione di Maria De Filippi è vera e per questo spesso corre il rischio di essere debordante e autoreferenziale ma non si vergogna mai di esserlo.

Il twist ballato con Signorini rappresenta il compendio della perfezione televisiva perché crea un momento da gustare, da sentire, da ricordare. Una chicca nella noia, talvolta mortale, della nostra televisione. Maria De Filippi, inconsapevolmente, diventa evento attraverso la realizzazione di piccoli, leggeri gesti. E questo la rende un cult. Quando al termine del suo twist sexy e impacciato si nasconde dietro Signorini cercando un bacio che veli la sua vergogna si snoda tutto il senso della sua televisione. Maria de Filippi esce dai suoi programmi per diventare un cult. Per diventare grande. Per raccontare la sua storia. E raccontare le storie è la cosa che preferisce.

Il delirium tremens del berlusconismo in tv

25 Gen

Ieri su la 7 si è consumato il delirium tremens del berlusconismo in tv. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità, però nelle parole e nei gesti scomposti del premier e della first lady televisiva “spiega un pò che è il bunga bunga” Daniela Santanchè “lo rivendico con orgoglio” c’è, se possibile, qualcosa di ancora più sinistro del solito. Certe cose si possono fare: la vita privata è privata quella pubblica è pubblica e non se ne può parlare. Tutto qui. Fine delle trasmissioni e tutti a vedere Kalispéra. Possibilmente in silenzio.

Berlusconi ha fatto la sua solita telefonata a senso unico, quella che potrebbe fare un nonno sordo che chiama il nipotino e lo riempie di parole, il problema è che dall’altra parte non c’è un bambino con la bolla al naso che aspetta la fine della telefonata dando un’occhiata al suo ipod. C’è la platea televisiva che, tra una Buby ridisegnata ad arte dal cicisbeo di corte Signorini come una novella Cenerentola e una Santanchè isterica che si alza appena sente una parola che non va, somigliando pericolosamente alla geniale caricatura che ne fa la Cortellesi, vorrebbe capire perché mai il premier dicendo queste testuali parole:

“Mi hanno chiamato invitandomi a sintonizzarmi sull’Infedele, sto vedendo una trasmissione disgustosa, una conduzione spregevole, turpe, ripugnante. Ho sentito delle tesi false, lontane dalla realtà, lontane dal vero, distorte, ho visto una rappresentazione della realtà all’incontrario del vero. Avete offeso aldilà del possibile la signora Nicole Minetti, che invece è una splendida persona intelligente, preparata, seria. Si è laureata con il massimo dei voti, 110 e lode, si è pagata gli studi lavorando, è di madrelingua inglese e svolge un importante e apprezzato lavoro con tutti gli ospiti internazionali della regione. Vale molto di più delle cosiddette signore presenti. Invito cordialmente l’onorevole Iva Zanicchi ad alzarsi e a venire via da questo incredibile postribolo televisivo.”

si riferisca a una ottima trasmissione che, guarda caso, non è ospitata nelle televisioni del premier o in quelle controllate sapientemente dai suoi uomini invece che al delizioso teatrino messo in piedi dai suoi lacché nelle sue serate libere. La domanda poi sorge spontanea: la Minetti deve aver fatto una fatica bestiale a studiare di giorno lavorando così alacremente la notte per pagarsi i suoi studi.

Del dito medio della Santanchè che dire: la classe non è acqua e lo rivendica con orgoglio. La questione è che purtroppo la nostra prode sottosegretario di stato all’attuazione del programma (quello del bunga bunga) si presenta in studio mentre il premier almeno si limita alla telefonata del nonnino. Lerner invece di suggerigli di andare dai giudici non poteva divulagre il numero di telefono di un buon geriatra?